Tutti parlano di Relazioni, ma cosa sono di fatto? La Relazione è una azione reciproca: ogni persona mette in gioco la propria soggettività, il proprio essere, la propria esperienza di vita per comunicare con l’Altro, inserendo molti “ingredienti” come il tempo e il contesto, l’intenzione… e tanti dettagli che fanno parte del fantastico universo della Comunicazione. La relazione è il fulcro della vita personale, guida il benessere di ciascuno in ogni dimensione ed è il fondamento della società.
Perché viviamo certi tipi di relazione? Perché abbiamo determinati comportamenti in relazione a certe persone?
Cosa sono le relazioni sociali? Cos’è la relazione famigliare? Cos’è il rapporto di amicizia? Cos’è la relazione di coppia? Cosa sono i rapporti di lavoro?
Perché ogni interazione umana possa evolvere, ci sono alcuni elementi chiave da considerare: la condivisione, la fiducia, l’ascolto, l’empatia, la capacità di superare il conflitto, la visione di un senso comune.
Scopriamo insieme come trasformare le nostre connessioni in relazioni forti, legami autentici e duraturi per arricchire la vita personale e favorire il successo professionale!
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INDICE
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Alchimia delle Relazioni, una forza evolutiva.
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Ascolto attivo e comunicazione aperta: costruire la fiducia attraverso la comprensione reciproca
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Investire tempo ed energie: il ruolo della quotidianità nella coltivazione delle relazioni
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Affrontare i conflitti: trasformare le sfide in opportunità di crescita
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Reciprocità nelle relazioni: l’equilibrio tra dare e ricevere
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Il processo continuo del coltivare Relazioni Forti
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1. Alchimia delle Relazioni, una forza evolutiva.
Le relazioni, che siano personali o professionali, non sono mai statiche, richiedono nutrimento e attenzione costante per crescere e prosperare. Coltivare relazioni forti è un processo che richiede impegno, dedizione e consapevolezza e può portare benefici inestimabili, migliorando il nostro benessere e la nostra qualità di vita. Esploriamo i principi fondamentali delle relazioni autentiche, i meccanismi che le sostengono e riflettiamo con esempi pratici.
Ogni cosa deve trasformarsi in qualcosa di migliore e acquisire un nuovo destino. Paolo Coelho “L’Alchimista”
Con la metafora alchemica facciamo riferimento alla forza vitale di ogni essere umano che scaturisce dalla consapevolezza di Sè per il suo sviluppo psicofisico e sociale. Come la pietra filosofale trasformerebbe il piombo in oro, la Coscienza può trasformare il Caos in Bellezza, così la piena Consapevolezza della Relazione ha un grande potere trasformativo.
La Relazione: una cosa intangibile ma profondamente reale, energia tra due persone, ciò che porta oltre l’Io, verso l’Altro!
Già Martin Buber spiegava che l’essere umano non può cambiare, evolvere e vivere una vita autentica senza entrare nella relazione Io-Tu, considerando l’Altro come persona e non come oggetto. Ne facciamo riferimento durante i nostri corsi e in alcuni nostri articoli che ti consigliamo di leggere.
Il sociologo Pierpaolo Donati, autorevole professore di Sociologia delle Relazioni, spiega che le Relazioni sono il principio, l’elemento “fra” due persone, intangibile, invisibile e attraverso cui la persona acquisisce la sua identità, sono la società: io sono, io esisto perché sono in relazione vitale con te, raggiungo l’Altro attraverso la relazione, senza contrapposizione di identità, non voglio cambiarti ma rispetto ed esalto la bellezza della differenza tra noi e insieme produciamo “beni relazionali”.
Donati spiega una cosa importante a proposito delle relazioni famigliari in cui gli elementi fondamentali sono il dono, la reciprocità come mutuo scambio e aiuto, la sessualità e la generatività: il bambino nasce, viene educato, apprende dalla relazione dei genitori; tanto che egli considera il calo delle nascite riferito alla crisi delle relazioni di coppia dovute alla conflittualità più che ad altre problematiche.
Allo stesso modo sostiene che la solitudine, i problemi psicologici, le devianze, la violenza in famiglia, anche le divergenze aziendali, nascono dalle cosiddette relazioni “tossiche”, gestite in modo sbagliato, trascurate, ignorate, in cui l’intenzione e la cura non sono adeguate perché alterate da alcuni fattori.
Addirittura in politica, le discussioni tra destre e sinistre, le guerre stesse sono relazioni negative in cui la diversità dell’Altro non è considerata come bene su cui costruire una relazione costruttiva ma possiamo dire che si tratta di contrapposizione dell’Io contro Io.
E tornando alla nostra metafora, vogliamo definire Alchimia delle Relazioni quel qualcosa di intangibile appunto, quella forza evolutiva che ci rivolge all’Altro, ci porta a comprendere, ad ascoltare, ammirare, coinvolgere, desiderare di vivere un percorso pacifico comune, felice e duraturo, che porti benessere a entrambi.
Una Relazione forte e autentica è quella indimenticabile, quella che lascia il ricordo, che si ritrova nella mente, nel cuore. Può trattarsi dei nostri genitori, sorelle e fratelli, un amore, il partner, un amico, un collega o un professore!
2. Ascolto attivo e comunicazione aperta: costruire la fiducia attraverso la comprensione reciproca
Le relazioni forti e autentiche si basano su una comunicazione aperta e un ascolto attivo che gioca un ruolo cruciale. L’ascolto attivo è un processo che coinvolge non solo l’udito, ma anche l’empatia e l’attenzione, include accettazione, il coinvolgimento e il riconoscimento dell’Altro.
Secondo il sociologo Erving Goffman, le interazioni sociali nella quotidianità sono come rappresentazioni teatrali: ognuno di noi interpreta un ruolo; allora, attraverso l’ascolto attivo, possiamo andare oltre la “maschera” che gli altri indossano, cogliendo le loro reali emozioni e bisogni. Ma non solo: noi per primi andiamo oltre la nostra stessa maschera, ci mostriamo vulnerabili all’altro in modo tale da aprire un varco, entrare insieme nel sentiero della comunicazione, della Relazione.
Ascoltare in modo autentico non significa far silenzio, quel silenzio che a volte nella testa produce un arrovellamento di pensieri nostri mentre l’altro parla; è una azione di percezione della totalità della persona difronte registrando anche quanto è nascosto dalle parole ma di cui ii corpo parla! Siamo emotivamente presenti al dialogo e noi lo “accogliamo” con gesti e parole di risposta, senza scivolare nell’essere critici o eccessivamente empatici, cosa che diventa una forzatura e un blocco. Si tratta di un ascolto senza difese – come insegna il Prof. Franco Nanetti – che supera le barriere delle paure e pregiudizi.
Allora possiamo costruire relazioni solide e sincere!
Vogliamo allenarci? Dedichiamo 10 minuti a una conversazione con qualcuno, senza interruzioni di alcun tipo: respiriamo profondamente, sentiamoci in quel presente, ASCOLTIAMO senza pensare alla risposta e facciamo domande che dimostrino reale interesse per ciò che l’Altro sta dicendo. Non facciamoci fare lo sgambetto dal giudizio o pregiudizio o paura del giudizio. Respiriamo. Non scattiamo se vengono dette cose che ritieniamo inadeguate. Respiriamo e ascoltiamo. Non arrendiamoci, proviamo e riproviamo: troveremo il nostro varco per entrare in relazione autentica!
3. Investire tempo ed energie: il ruolo della quotidianità nella coltivazione delle relazioni
Il fattore tempo nella costruzione dei rapporti è cruciale, si tratta di dedicare energia mentale ed emotiva a quelle piccole interazioni a cui vogliamo dare valore che, sommate nel tempo, creano un legame solido e autentico e influenzano le esperienze quotidiane di ciascuno di noi. A differenza di relazioni superficiali o occasionali, le relazioni autentiche richiedono un impegno intenzionale costante e la volontà di investire energie nella reciproca crescita.
Questo non vuol dire solo trovare del tempo libero, esserci nei momenti di necessità, o limitarsi a una presenza fisica, ma implica una vera qualità del tempo condiviso, dunque partecipare attivamente ai successi, alle sfide e alle trasformazioni dell’Altro: creare uno spazio significativo all’interno della nostra vita, dedicato alla cura delle relazioni! Tale investimento di energie è un segnale forte che la relazione è una priorità. Si tratta di una scelta consapevole, che coinvolge il rispetto reciproco e la comprensione profonda dell’Altro.
Chiudiamo gli occhi, respiriamo profondamente e portiamo il nostro pensiero alla verifica della qualità del tempo che dedichiamo alle nostre relazioni più importanti… con i nostri figli, di qualunque età, con i nostri genitori… sicuramente ci emozioniamo!
Questo pensiero può essere rivolto al tempo trascorso con chiunque faccia parte della nostra rubrica di relazioni sincere!
Incontrarsi di persona e condividere un caffè, tenere una conversazione intima, inviare un messaggio di supporto o meglio fare una telefonata, sono delle piccole pratiche quotidiane che, ripetute nel tempo, possono creare, migliorare, trasformare le dinamiche di relazione anche adattandole ai cambiamenti che il tempo inesorabilmente determina nelle persone e nei contesti.
Pensiamo alle seguenti situazioni come esempio:
– una nostra sorella che vive lontano dai suoi riferimenti familiari, magari ci sono situazioni di conflitto che ci hanno allontanato, ci è difficile in termini emotivi, di chilometri e di tempo andare a trovarla… cosa possiamo fare per la nostra relazione?
– nostra madre che sta invecchiando e noi siamo impegnati nel lavoro, affannati dalle preoccupazioni, lontani sebbene vicini per sederci con lei, per abbracciarla, ascoltarla… quanti sensi di colpa ci prendono?
– la nostra coppia, impegnata nel lavoro e nella routine quotidiana e ciascuno nel proprio dialogo interiore… ci sentiamo in sintonia, sincronizzati sullo stesso percorso, profondamente vicini per dedicarci reciprocamente il tempo della nostra vita?
Eppure basta un gesto, un rituale quotidiano per connetterci: ci sono, sono con te!
Approfondire questo aspetto può aiutarci a capire perché alcuni rapporti, pur basati su forti affinità, possono indebolirsi se non vengono alimentati da attenzioni costanti e dedicate, mentre altri, nati magari da contesti meno “promettenti”, possono evolvere in legami profondi proprio grazie all’impegno di entrambe le parti nel quotidiano. Non è sempre facile bilanciare il tempo e le energie con i molteplici impegni che la vita ci presenta, ma è proprio questa sfida che rende prezioso il risultato: le relazioni profonde non si costruiscono nell’immediatezza, ma nella continuità del confronto e nello scambio di valore reciproco, che si traduce in una crescita condivisa.
4. Affrontare i conflitti: trasformare le sfide in opportunità di crescita
I conflitti sono inevitabili, ma possono essere una fonte di crescita. Il sociologo tedesco Georg Simmel ha affermato che i conflitti, quando gestiti in modo costruttivo, rafforzano le relazioni poiché ci costringono a confrontarci con le diversità di visioni e a chiarire le rispettive aspettative.
Piuttosto che evitarli e considerarli come minaccia per la nostra stabilità psicologica, potremmo considerarli per la loro natura costruttiva, come un’opportunità per esplorare dinamiche più profonde, portando chiarezza su valori, limiti e necessità reciproche; dovremmo affrontarli con l’intento di risolvere, comprendere e trovare un terreno comune. Gestire bene il conflitto richiede però impegno, ascolto attivo e la capacità di mantenere aperta la comunicazione, anche nei momenti di maggiore tensione. Noi desideriamo comprendere come i conflitti possono essere gestiti e trasformati in opportunità per il miglioramento delle nostre relazioni e per la crescita personale e collettiva.
Nei conflitti, spesso entrano in gioco antichissimi meccanismi di difesa attivati dal sistema neuronale quando ci si sente minacciati: le reazioni di attacco o fuga. Questa reattività istintiva può essere controproducente nelle relazioni, poiché non favorisce il dialogo né l’introspezione necessaria a comprenderne le cause profonde. Un approccio consapevole e orientato alla risoluzione, che vada oltre la semplice difesa, prevede invece di fermarsi a riflettere prima di rispondere, cercando di comprendere il punto di vista dell’Altro e di modulare la propria reazione in modo più aperto e ricettivo.
Pensiamo a un amico o un fratello che si sente trascurato o non stimato e ce lo fa notare con una critica secondo il proprio sentire. La prima reazione potrebbe essere quella di difenderci e, se a nostra volta ci sentiamo rifiutati o attaccati, insultati e offesi, non scappiamo o reagiamo dando spazio all’impulsività. Una risposta più profonda sarebbe fermarsi e riflettere e attivare una risorsa innata, l’empatia.
Affidiamoci al potere della Mindfulness e del respiro profondo, dell’attivazione della Consapevolezza, centriamoci e cerchiamo di metterci nei panni dell’Altro. Prendiamoci del tempo per ascoltare sinceramente, senza giustificazioni o attacchi immediati: ci aiuta a mantenere l’equilibrio, può riportare serenità e far sentire l’altro accolto e rispettato. Capiremmo probabilmente che la sua reazione nasce da una frustrazione legata a un bisogno emotivo insoddisfatto, in cui noi stessi siamo coinvolti. Forse, anche se ci abbiamo provato più volte non avevamo ancora toccato la modalità giusta.
Pensiamo a una famiglia “attraversata” da eventi dolorosi o traumatici: si può innescare un ciclo di conflitti dove l’Altro viene percepito come un avversario, anziché come una figura alleata nel percorso di guarigione. In un contesto familiare, i traumi generazionali e le esperienze condivise creano legami profondi e radicati, ma anche tensioni che possono sfociare in incomprensioni e distanze emotive e ogni individuo risponde a questi vissuti in modo unico. Alcuni scelgono di allontanarsi, cercando una distanza che possa proteggere dalla sofferenza, altri restano, affrontando le difficoltà quotidiane come parte di un percorso di resilienza. Il sistema atavico di difesa di attacco o fuga si attiva quando ci sentiamo vulnerabili, portandoci a reagire impulsivamente per autoprotezione. Questa risposta istintiva, pur necessaria per la sopravvivenza, può ostacolare la comprensione e la compassione tra chi ha vissuto lo stesso dolore in modi diversi. Nel contesto del conflitto familiare spesso gli scontri tra le persone amate nascono dal bisogno di riconoscimento e comprensione che non viene soddisfatto. Con un lavoro consapevole per superare il dolore e rielaborare i propri vissuti, ciascuno di noi può affrontare i traumi condivisi con pazienza e rispetto, senza la pretesa di annullare le esperienze dolorose.
Accettiamo il percorso individuale dell’Altro, valorizzando ogni passo fatto per uscire dal dolore comune e riconoscendolo come parte del nostro percorso, accogliendo le reciproche fragilità e prospettive con un atto di volontà di perdonare il passato e vedere nel conflitto un’occasione di guarigione.
Di ciò ne abbiamo accennato anche nel nostro articolo precedente sul valore del ritrovare relazioni perdute.
Dunque, quando affrontiamo un conflitto, che sia in famiglia o al lavoro, comunque con le persone a cui teniamo, è utile che ci poniamo una domanda semplice ma potente: “Cosa posso imparare da questa situazione?”.
In tal modo diamo un orientamento evolutivo che trasforma la tensione in uno spazio di apprendimento. Al di là delle nostre emozioni immediate, ogni conflitto da noi vissuto può infatti rivelare aspetti della relazione che richiedono attenzione: un limite comunicativo, una diversa aspettativa o un valore centrale.
La gestione dei conflitti richiede anche resilienza, ossia la capacità di adattarci e recuperare rapidamente da situazioni di stress emotivo. Ogni volta che attraversiamo e risolviamo un conflitto, stiamo esercitando questa qualità, migliorando la nostra capacità di affrontare eventuali tensioni future e soprattutto rendendo la nostra relazione forte.
5. Reciprocità nelle relazioni: l’equilibrio tra dare e ricevere
Nelle relazioni esiste la reciprocità: si tratta di un equilibrio implicito tra ciò che diamo e ciò che riceviamo a livello di attenzione, tempo e supporto emotivo. Il concetto di dare e ricevere rappresenta il “battito” delle relazioni forti e durature. Questa dinamica, così naturale e intuitiva, è molto più che uno scambio di gesti o parole: si tratta di uno dei meccanismi fondamentali che alimentano e nutrono i legami, trasformando le relazioni in connessioni profonde.
Il dare diventa dono quando nasce dalla generosità e dal desiderio di costruire qualcosa insieme. Un gesto significativo non pronunciato, anzi, spesso nascosto nei dettagli; donare rappresenta un vero e proprio rituale sociale, studiato da antropologi e sociologi.
Il dono crea connessione, obbligazione e appartenenza, ma non in senso negativo: è un atto che “chiede” di essere ricambiato, non perché ci si aspetti qualcosa in cambio, ma perché crea un flusso continuo di relazioni. Questo circolo virtuoso di dare e ricevere ci rende consapevoli del valore dell’Altro e della nostra importanza nella sua vita. Ci fa sentire parte di una rete di legami, nutre la nostra autostima e ci offre un modo per investire il nostro amore, la nostra attenzione e il nostro affetto in qualcosa di più grande di noi stessi. È proprio questa capacità di uscire dal proprio ego, di vedere l’Altro, di entrare in una dimensione comune, che rende l’atto del dare tanto potente.
Ricevere, invece, è a volte l’aspetto più complesso di questa relazione. Accettare un dono, un gesto d’affetto, una parola di incoraggiamento, un abbraccio, può essere difficile. Ma saper ricevere è essenziale: significa riconoscere e accogliere il valore che l’Altro ci porta, sentire che meritiamo l’amore e la cura che ci vengono offerti. Ricevere è, a suo modo, un atto di generosità verso chi dà, poiché riconosce il valore di quel gesto e lo onora.
Ogni volta che accogliamo con gratitudine ciò che ci viene offerto, rafforziamo il legame con l’altro e creiamo un terreno fertile su cui la relazione può crescere, fortificarsi, purificarsi, guarire.
Nelle relazioni forti, questo scambio è continuo e spontaneo, un linguaggio comune che non ha bisogno di spiegazioni. Quando diamo, sappiamo che il nostro gesto è accolto con amore e senza riserve. E quando riceviamo, sappiamo che l’altro ci sta offrendo una parte preziosa di sé, senza secondi fini. Il risultato è un legame autentico, che cresce attraverso la fiducia e la generosità reciproca.
Proviamo a fare una lista delle nostre relazioni più importanti. Riflettiamo se c’è un equilibrio tra ciò che diamo e ciò che riceviamo. Notiamo squilibri? Parlare apertamente del proprio bisogno di reciprocità può ristabilire l’equilibrio tra noi!
In definitiva, la danza del dare e ricevere non ha un unico ritmo, ma si adatta al flusso della relazione stessa, rendendola viva e vibrante. Sta proprio in questo scambio continuo il segreto delle relazioni che durano e che sanno resistere alle sfide: un dare e ricevere che non conosce confini, ma solo la gioia di condividere e di essere profondamente presenti nella vita dell’Altro.
6. Il processo continuo del coltivare Relazioni Forti
Coltivare relazioni forti non è mai un processo finito, ma un sentiero continuo che richiede impegno, consapevolezza e cura quotidiana per essere percorso. I rapporti che coltiviamo nel tempo diventano non solo una fonte di gioia e sostegno, ma anche una parte essenziale della nostra identità e della nostra realizzazione personale e professionale. Desiderare relazioni autentiche significa creare uno spazio fertile per la fiducia, la collaborazione e il successo, non solo nelle nostre vite personali, ma anche in quelle professionali.
In questo percorso, l’Analisi Transazionale ci aiuta a comprendere meglio le dinamiche interpersonali. Diventare consapevoli dei ruoli che adottiamo nelle interazioni quotidiane e conoscere gli schemi della comunicazione e del comportamento sociale ci permette di riconoscere il nostro impatto e di scegliere consapevolmente come contribuire ai rapporti rendendoli genuini, basati sul rispetto reciproco e sul desiderio di crescita comune e libertà.
Investire in queste competenze relazionali, lavorare sulla consapevolezza e dedicare cura ai nostri legami ci dà la possibilità di arricchire le nostre esperienze, migliorando tanto la qualità delle interazioni sociali quanto il nostro benessere personale.
Ti invitiamo a leggere il nostro articolo sull’Analisi Transazionale!
Grazie, leggo volentieri l’articolo Analisi Transazionale: una chiave di volta per la Vita e le RelazioniPrenota la tua call con i nostri formatori e scopri come rendere forti e autentiche le tue relazioni!
Sì, desidero parlare con voi!!
Autore Chiara Zoppellaro – Sociologa
















