Oggi è la Festa del Papà. Leggiamo tanti post, nei social network, di papà orgogliosi di esserlo, che passano qualche ora con i figli che vedono poco, padri in famiglia, padri di figli grandi, figli di padri presenti o meno presenti o che non ci sono più…

C’è tenerezza nell’aria primaverile, c’è il valore di un ruolo, il significato di una delle primissime parole al mondo, una parola che si ama a qualsiasi età, che si odia per mille situazioni e crea rabbia, una parola dolce come l’abbraccio che quell’uomo dona in ogni momento della vita, una coppia di consonanti ed una di vocali per riempire il cuore, immagine indelebile portata appresso per sempre, il mentore di ognuno, il coach per vincere, l’incitamento ai primi passi, ai passi importanti della nostra esistenza, il fuoco che stimola la sfida, che accende quella parte guerriera di ogni figlio.

Un papà per ciascuno, un padre per ognuno, un padre per tutti al mondo. Quell’essere umano pieno di errori, quell’incomprensibile autorevole uomo nero, quel dio, quel compagno dei nostri giochi, quello che insegna a fare e sognare, quello che ci ha lasciati cadere per riprenderci per le orecchie e rimetterci in carreggiata, quello che ci ha tirato per i capelli prima di cadere nel burrone perdendoci per sempre. Un suo gesto, un suo sguardo, una sua parola…laceranti quanto stimolanti per crescere, a posteriori. I suoi occhi felici per anche il piccolo successo, in cui immergersi sicuri come un mare in cui nuotare… e tristi per ciò che non può essere detto e che lascia il nodo in gola.

Non servirebbe ricordarlo oggi perché dovrebbe essere un sentimento quotidiano ma oggi schioccano le dita per dimostrare, una volta di più, o per la prima volta, gratitudine e rispetto a quell’uomo della nostra vita e dirgli quanto lo si ama.