ALLA RICERCA DELLA FELICITA’!

“Quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita.

Quando andai a scuola mi domandarono come volessi essere da grande.

Io scrissi: FELICE.

Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita”   (John Lennon)

Alla ricerca della felicità, quindi! La felicità, chi non vorrebbe trovarla, anche se sappiamo quanto possa esser difficile.

Già definire cosa sia la felicità, per ognuno di noi, è qualcosa di complesso se ragionato e non vissuto emozionalmente.

Alla fine, quello che più potrebbe avvicinarsi al concetto di felicità sembrerebbe essere veramente qualcosa di banale, sottovalutato e scontato.

E se così fosse, perché la felicità è così desiderata, voluta, sognata da sembrar quasi impossibile avere, se non per brevissimi istanti o periodi?

La risposta sembra esser in uno studio guidato da Robert Waldinger, professore di Harvard.

Questo studio, la sua metodologia e i risultati sono stati descritti in tre libri da uno dei fondatori dello studio, George Vaillant. Il primo libro descrive lo studio fino a quando gli uomini avevano 47 anni, il secondo libro a quando gli uomini ne avevano ottanta. Nel 2012, Vaillant e la Harvard University Press hanno pubblicato “Triumphs of Experience”, condividendo ulteriori risultati dello studio Grant.

Attualmente lo studio è diretto dal Dr. Robert J. Waldinger presso il Massachusetts General Hospital.

Ma andiamo per gradi.

Nel 1938 un gruppo di ricercatori decise di capire cosa si nascondesse dietro la felicità, partendo dall’assunto dello psichiatra Arlie Bock che sosteneva che :

“La ricerca medica presta troppa attenzione ai malati e troppo poca alla gente sana” e così, aiutato dai ricercatori, decise di studiare il lato “bello della vita”.

Questa ricerca in 75 anni ha coinvolto 724 persone, tutti maschi, divise in due macro-gruppi: da un lato 268 studenti al secondo anno dell’ateneo bostoniano seguiti dall’equipe dello psichiatra George Vaillant (tra cui 4 futuri senatori, un membro del gabinetto presidenziale e il futuro presidente degli Usa John F. Kennedy); dall’altro 456 ragazzi disagiati e con problemi fra i 14 e i 16 anni (tutti residenti nei sobborghi difficili di Boston) studiati dalla School of Law.

Lo studio è tuttora in corso (del campione originale sono ancora in vita 19 persone) e i partecipanti sono stati valutati almeno ogni due anni con questionari, raccolta di informazioni sanitarie da parte dei loro medici e in molti casi da interviste personali. I ricercatori hanno studiato lo sviluppo della salute dei partecipanti, i loro successi e fallimenti lavorativi, i loro matrimoni. Come detto, sono state raccolte informazioni sulla loro salute mentale e fisica, sull’esperienza della pensione e sulla qualità delle relazioni coniugali, familiari e, in senso più ampio, tutti gli aspetti delle loro vite. L’obiettivo originale dello studio era identificare gli elementi che possono aiutare a predire un invecchiamento in buona salute.

Ma le scoperte sono state ben altre.

Al di là dell’obiettivo iniziale sui predittori della salute fisica, questo straordinario esperimento ha creato un’enorme mole di dati permettendo ai ricercatori di studiare l’intero percorso di vita dei partecipanti, e dei loro discendenti, e i risultati sono straordinari e in molti casi sorprendenti!

Questo quanto dichiarato da Robert Waldinger, direttore dello studio e professore di psichiatria presso la Harvard Medical School.

“La scoperta sorprendente è che le nostre relazioni e quanto siamo felici nelle nostre relazioni hanno una forte influenza sulla nostra salute.                          Prendersi cura del proprio corpo è importante, ma anche prendersi cura delle proprie relazioni è una forma di cura di sé. Questa, penso, sia la vera rivelazione”

Sono i rapporti interpersonali, più del denaro o della fama, ciò che rende felici le persone per tutta la vita. Questi legami proteggono le persone dalle difficoltà della vita, contrastano il declino mentale e fisico e sono i migliori predittori di vite lunghe e felici. Molto più importanti rispetto alla classe sociale, al QI o persino al patrimonio genetico.

Il fattore chiave secondo lo studio è però la forte correlazione tra il calore delle relazioni e la salute e felicità nella vecchiaia. Tra l’altro i risultati suggeriscono che il calore del rapporto con la mamma e il papà è importante dall’infanzia fino all’età adulta.

In conclusione, si vive e si invecchia meglio se si ha una famiglia solida e tranquilla.

Questa scoperta si è rivelata vera per l’intero campione, sia gli studenti di Harvard che i partecipanti dei quartieri disagiati di Boston.

Il risultato è chiaro:

“LE BUONE RELAZIONI CI MANTENGONO FELICI E PIU’ SANI” 

Una scoperta che, secondo il professore, è tutto fuorché banale.

In quanto umani siamo portati a dimenticarci di una cosa tanto semplice: «Le relazioni – ha sentenziato lo psicologo – sono caotiche e complicate e il duro lavoro di prendersi cura della famiglia e degli amici, non è né sexy, né popolare. Dura tutta la vita, non finisce mai»

Ecco quindi come ricercare la felicità, svelata attraverso la sua la ragione d’essere:l’amore, che come sostengono i più piccoli  “è una cosa forte, bella, super carina”.

Una volta tirate le somme il dottor George Vaillant ha trovato la soluzione, ovvero ha scoperto il segreto della felicità riassumendo il tutto in 5 semplici parole:

“La felicità è amore. Punto.”

Chi conosce il Divi e frequenta i nostri corsi lo sa benissimo, lo diciamo da “solo” 35 anni.