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Cosa c’è che non va nella felicità?

Agosto 5, 2015

Cosa c’è che non va nella felicità?

Se ci riflettiamo, sembra proprio una domanda assurda! Felicità non corrisponderebbe forse all’assenza di cose che non vanno?

Una esasperante ricerca della felicità… il percorso stesso della vita.

La ricerca e il raggiungimento della felicità e del benessere, nella nostra società, non è direttamente proporzionale alla crescita economica, come hanno voluto nei propri programmi politico-economici gli Stati… illusione di milioni di donne e uomini nel mondo intenti in una esasperante ricerca della felicità; circolo vizioso di convinzioni, convenzioni e condizioni che rende l’essere umano invece meno libero e felice… proprio nel mentre cerca la felicità! Impensabile… eppure, attorno a questo inseguimento infinito e logorante, gira l’economia! Infatti, si presume che a un aumento del denaro che circola per tale ricerca coincida un aumento della felicità.
In quella veloce pista verso la felicità, l’atteso traguardo non c’è, e sfugge che: è il percorso stesso della vita la felicità!

La ragione giusta per incamminarsi in un viaggio alla scoperta di se stessi.

Georg Simmel, uno dei padri della sociologia e filosofo tedesco del XIX secolo, ha considerato in diversi suoi scritti il concetto di felicità, e il rapporto con società e cultura, consegnando importanti spunti di riflessione.
La ricerca della felicità è uno dei desideri fondamentali dell’essere umano e ne motiva azioni e scelte, però spesso condizionate da norme, convenzioni e aspettative sociali che spesso determinano uno stato di insoddisfazione. Il successo professionale, il possesso di beni materiali o il raggiungimento di determinati traguardi sociali sono obiettivi, frazioni, desideri, interessi, fanno parte del viaggio. Il processo di consapevolezza del proprio essere libero e dei propri valori è la vera ricerca della felicità.

I valori si misurano in base agli altri valori che devono essere sacrificati per ottenerli

Simmel rifletteva sulla relatività dei valori e della loro valutazione in relazione ai sacrifici necessari per ottenerli.
Cosa significa?
Che relazione hanno valori e felicità?
I valori che scegliamo di perseguire possono influenzare direttamente il nostro benessere e la nostra soddisfazione nella vita: quando cerchiamo la felicità, spesso facciamo delle scelte che implicano sacrifici di altri valori o obiettivi. Ad esempio, potremmo sacrificare il nostro tempo libero per lavorare più duramente al fine di raggiungere il successo professionale, o potremmo sacrificare la stabilità finanziaria per perseguire la nostra passione.

Zigmunt Baumann ha ripreso il pensiero di Simmel per discutere della “fluidità” dei valori nella nostra società “liquido-moderna”, fatta di consumatori immersi in contesti di rapido cambiamento.
Che influenza hanno i valori fluidi nella ricerca della felicità e nel senso di realizzazione personale?
Quali sono i valori sacrificabili?

Forse il più difficile sacrificio – nella società del “tutto subito, anche la felicità” – è il desiderio di gratificazione. In questo tipo di società, proprio per il bisogno di adattarsi alle circostanze mutevoli, le persone desiderano sempre più “rinascere” con un “Io” diverso, migliore, ricominciare da un “nuovo inizio”, vogliono migliorare se stesse e di reinventare la propria identità.
Ma perché impegnarsi a migliorare se stessi, se ciò presuppone sforzo, coerenza, consapevolezza passando anche dal dolore?
E se non ne vedessimo un giusto risultato?

Un “Io” che si ferma prima di aver raggiunto la felicità non può essere “vero” o “autentico”, è solo un residuo di pigrizia, ignoranza, inettitudine…

La ricerca autentica della felicità richiede un impegno continuo e una ricerca costante di miglioramento personale: l’inerzia, la rassegnazione a una condizione di insoddisfazione possano essere considerati come una mancanza di autenticità. La ricerca del vero proprio Io, autentico, la ragione giusta per incamminarsi in un viaggio alla scoperta di se stessi.

Siamo felici finché non perdiamo la speranza di essere felici in futuro.

Tenere viva la speranza di felicità è dunque la chiave della felicità e l’antidoto alla “miseria umana”. La condizione è avere davanti a se una serie di nuove occasioni, soluzioni e nuovi inizi, come sezionando la vita in episodi autonomi, ciascuno con la sua trama, personaggi, fine.

E la fine è importante perché apre a un nuovo inizio, dove nessun rapporto deve essere un contratto fino alla morte, ma una scelta, “il piacere dell’attaccamento”.

Nella ricerca e nel vivere la felicità della propria esistenza, i rapporti interpersonali sono il fulcro e, per essere fedeli ai propri valori, devono essere vissuti come scelte libere, consapevoli, “sostenibili”, basate sul reciproco rispetto e libero senso di appartenenza.

Il senso della ricerca della felicità.

La vita è un’opera d’arte. Viverla è il senso della ricerca della felicità…

Abbiamo una prospettiva profonda sulla vita e sul senso della ricerca della “felicità autentica”, attraverso la crescita personale, tra obiettivi e sfide importanti, stimolati dal desiderio di superamento di paure e incertezze quali habitat naturale della vita umana.

Riflessioni su L’arte della vita di Zygmunt Baumann

 

autore: Chiara Zoppellaro – prima pubblicazione 09.07.2013, revisione 02.04.2024

 

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