Come stare alla larga dall’ipocrita: nella vita privata e nel lavoro.
Si insinuano nella quotidianità di chiunque, adulatori sopraffini, amiconi, quasi saltimbanchi, colleghi che si prodigano per l’azienda e adulatori, si propongono al tuo fianco per un “grande fine comune” per poi scocciarsi quando hai davvero bisogno e scaricarti le responsabilità. Chiaramente sono taglienti le considerazioni che possiamo fare sull’; font-size: 14px;”>ipocrisia, cercando di sviluppare la capacità di stare alla larga dagli ipocriti ma comprendendone le dinamiche interiori.
Il discorso riguarda tutti i rapporti umani e teoricamente è difficile da analizzare, quanto l’ipocrita è difficile da distinguere.
“È la realtà che ci inganna; qui servono le distinzioni…” (Seneca)
La peggiore delle maschere.
Avevo intenzione di scrivere un articolo semplice e spiritoso, giocandomi il tema del titolo con ironia. 🙂 Ho riletto alcuni passi di libri che avevo studiato trovandone nuova ispirazione. Ricordavo lezioni e conferenze sull’argomento “maschere”, ma è talmente vasto questo oceano che per oggi mi soffermo sull’ipocrisia, la peggiore delle maschere.
Ma cosa c’entra ipocrisia con maschera? Ritengo siano due accezioni della stessa materia, della stessa arte di recitare, dove una è un imbroglio e l’altra può essere forse lecita come fase dello sviluppo di una persona auspicando la sua trasformazione in persona autentica.
Ti ricordi quando si dice “fare la cosa giusta per il motivo giusto”? Forse troviamo una spiegazione all’ipocrisia anche attraverso questo assunto.
Mi rendo conto di quanto si pronuncia la parola “ipocrita” ma di fatto si ha paura di affrontarla, di capirla, ritenendola un’etichetta e un’offesa.
Dall’attore dell’antica Grecia all’ipocrita. Non è una persona autentica.
Gli ipocriti, attori già dell’antica Grecia, erano in realtà i secondi attori, coloro che studiavano e imitavano il primo per simularne modi e gesti, atteggiamenti ed argomenti.
L’ipocrita imita, simula, copia qualcun altro ma senza riuscirci, non è una persona autentica. Perché? Perché non conosce il concetto di autenticità, anche se molto spesso ne parla con facilità. Non ha provato, o ha provato superficialmente, quel viaggio interiore in cui noi (autentici) ci alleniamo continuamente, è lontano da se stesso, dal proprio nucleo, non ha fatto i conti con il sé interiore. Abituato talmente tanto a vivere la sua bugia che ne è diventato lui stesso inconsciamente succube. Sono rari i momenti in cui ha un attimo di luce nell’anima e fa i conti con i suoi veri sentimenti, anche nel suo intimo rapporto con Dio, ci fosse, è sdoppiato tra bugia e senso di colpa…
Il suo programma quotidiano è come il mimo che si arrampica sugli specchi. Si sveglia , si rende bello per uscire al mondo e guadagnare confidenza, simpatia, gratificazione…Ma cosa c’è di male in questo? Vorremmo tutti guadagnare la considerazione e il rispetto degli altri! Vero, ma io desidero considerazione per i miei pensieri e parole autentiche, per ciò che sono.
L’ipocrita simula ciò che non ha, spaccia ciò che non è suo, che non prova, nasconde ciò che pensa sostituendo facilmente il pensiero vero con quello conveniente. Incredibile, pensandoci, potremmo quasi dire che ipocrisia è anche vicino ai termini teatrali di ironia ed allegoria. Ma per questo dovrò rileggermi Socrate sulla virtù di riconoscere la propria ignoranza, Hegel sulla Soggettività assoluta e Schlegel:
“Qui il soggetto si sa in sé medesimo come l’Assoluto e non dà alcun peso a tutto il resto: esso sa distruggere sempre di nuovo tutte le determinazioni che esso stesso si dà del giusto e del bene. Esso può dare a intendere a sé ogni cosa ma non mostra altro che vanità, ipocrisia, sfrontatezza. L’ironia sa di dominare qualsiasi contenuto: essa non prende nulla sul serio, scherza con tutte le forme“
Come adoro questi argomenti! Ogni volta ho un’ispirazione su un argomento – che tocca noi tutti, il vissuto quotidiano, le relazioni, la comunicazione, il senso dell’esistenza, la ricerca di soluzioni a problemi – mi si apre un mondo affascinante tra ricerca, libri che riapro dalla mia biblioteca, citazioni che risultano ottimi spunti per ogni articolo.
Grazie a te che mi leggi e mi dai l’opportunità di immergermi in quanto amo fare! Ops… torniamo all’ipocrisia. Seneca diceva nel Libro V:
“…Quanto è simile l’adulazione all’amicizia! Non solo la imita, ma la vince e la supera; trova orecchie ben disposte e pronte a recepirla, e scende nel più profondo dell’anima, resa gradita proprio da ciò che reca danno: insegnami come posso distinguerle nonostante la loro somiglianza. Mi si presenta un nemico pieno di lusinghe spacciandosi per amico; si insinuano in noi i vizi sotto l’apparenza di virtù: la temerità si nasconde sotto le spoglie del valore, l’ignavia si chiama moderazione, il vile viene considerato prudente.”
Adulazione e amicizia, ipocrisia e autentica relazione. Persone autenticamente false.
Ecco che la differenza tra adulazione e amicizia, tra ipocrisia e autentica relazione, è davvero sottile ed è sottolineata dal “motivo”. Dal Dare e Avere. La parola chiave del programma dell’ipocrita è ottenere benefici… e anche qui… ci chiediamo… che male c’è? Non vogliamo tutti ottenere dei benefici?
L’ipocrita è però un manipolatore dei sentimenti e del rispetto altrui, è uno che si mette la maschera del vincente per ottenere un vantaggio da non condividere.
È diviso tra grandi mete, promesse di fronte al mondo che gli crede e le persone che davvero lo amano e tra l’ammettere intimamente, nel suo raro discorso interiore, di essere debole e non capace di svelare il suo difetto.
Ottiene per se, calpesta chi gli sta vicino, non divide, non condivide, egoista, egocentrico, cinico, decide chi vuole a tavola ma vuole stare alla tavola imbandita di chi gli fa un regalo. E magari c’è chi gli regala non solo oggetti e posizione sociale e professionale ma la propria vita, i propri sacrifici accecato dalla sua magia. O chi gli regala la propria stima credendo che sia semplicemente autentico.
Invece no, è la rappresentazione di un paradosso quando qualcuno si accorge del doppio gioco o della “fine cattiveria”. Eccediamo parlando dell’angelo che riconosce il diavolo e questo cerca vendetta? Sì, forse è eccessivo solo perché viviamo in una società talmente impregnata di ipocrisia che non ci fa più effetto, non ci disturba più di tanto, immersi nel nostro stesso individualismo…nel loro.
Sarei ipocrita io stessa se non ammettessi la mia cultura cattolica per cui il termine mi risuona ancora nella mente. Infatti, quante volte a Messa – magari da piccoli e senza un prete dotto che ne spiegasse il vero significato come ne ho avuto la fortuna – abbiamo sentito questo brano del Vangelo di Matteo in cui risuonava, con un’enfasi da brividi, il termine ipocrita?
“Guai a voi, scribi e farisei ipocriti che siete simili a sepolcri imbiancati, belli di fuori, ma pieni dentro di ossa di morti e di ogni sporcizia”.
Gesù avrebbe sostenuto una definizione dura degli ipocriti, facili al giudizio morale, a conferma della radice greca della parola Hypokrités con il verbo krinèin=giudicare.
Gli ipocriti a cui si riferiva il Vangelo, pur compiendo forse cose giuste in se stesse, le facevano senza purezza, senza coscienza, solo per apparire giusti, essere lodati e complimentati, onorati e ringraziati. Ecco, la recita dell’ipocrita è rappresentare la parte del giusto.
Noi vogliamo vivere in un mondo autentico, secondo i valori appresi, secondo lo stile desiderato, vero?
E allora, con cognizione, dobbiamo smascherare l’ipocrita, perché a ogni sua azione corrisponde un danno. Che si tratti di chi bazzica nella politica, nel sociale, nel lavoro, nelle famiglie.
Giù la maschera dell’ipocrisia!
Facendo leva sul mio senso dell’empatia, voglio comprendere l’anima dell’ipocrita.
Cosa possiamo fare noi per queste persone? Sono “salvabili”?
Divisa dal dubbio se fregarmene o aiutare, posso comprendere che l’ipocrita sia una persona che, fin da piccola, si è confrontata con il mondo esterno secondo condizionamenti ben precisi, legati ai criteri di presenza e perbenismo e convenienze, diventando un bimbo adattato che ha accentuato il sé esteriore.
Un bimbo, poi un ragazzo, poi un adulto… Abituato a non esprimere la propria essenza interiore, per qualche ragione castrata, ma impegnato a far vedere ciò che non è, che non corrisponde a se stesso bensì a quanto richiesto dalle aspettative altrui, dalle figure genitoriali della sua infanzia che gli davano “la caramella” come unico gesto di attenzione! Ecco che di fatto questa persona mette in scena una rappresentazione della maschera e del copione che ritiene più adatto alla situazione imparando la convenienza del dire e fare o meno ciò che ritiene. E a forza di mentire questo personaggio inganna se stesso e si identifica definitivamente nella sua maschera, nella sua menzogna.
Ho fatto mie le parole del sociologo Erving Goffman per darmi motivazione a comprendere.
“Posso solo suggerire che chi vuole combattere la falsa coscienza e destare la gente ai suoi veri interessi ha molto da fare, perché il sonno è molto profondo. Ed io non intendo fornire una ninna-nanna, ma semplicemente entrare furtivamente e osservare il modo in cui la gente russa.”
In La vita quotidiana come rappresentazione, Goffman sostiene che il mondo stesso è una grande rappresentazione teatrale, dove ognuno mette una maschera, assume un ruolo a seconda dei diversi contesti, dove ognuno riorganizza la propria esperienza facendone vera una sua realtà.
Il linguaggio del corpo svela l’inganno, la menzogna.
Senza addentrarmi nella successiva teoria del frame di Goffman, ritengo che le informazioni, che una persona sensibile ed evoluta sa cogliere rispetto all’ipocrita, possono inchiodarlo, tradito dalla sua stessa puzza… sempre che tu sappia riconoscere gli odori!
Ogni individuo crea un’immagine di sé che propone agli altri: una cosa è comunicarla, un’altra è lasciarla inconsapevolmente trasparire. Sta nell’osservatore, nel pubblico, accettare in buona fede o stare in allarme, non convinto della parte.
E come nella rappresentazione teatrale, la persona, con il suo significato di maschera, organizza gli elementi e il copione da recitare. Costruisce la facciata, controlla l’espressione, occulta gli errori, gestisce la sua unicità verso il pubblico, manipola gli elementi fuorvianti.
È possibile “imparare” a recitare la propria parte nella vita reale, pur non conoscendo tutti i dettagli della propria recita o del proprio nuovo ruolo, ma è scontato che l’attore ha imparato le parti espressive basilari per cavarsela in qualunque parte gli venga assegnata.
È importante sapere che le impressioni suscitate dalle rappresentazioni della vita di ogni giorno, sono soggette ad alterazioni. Se viene svelato anche un inganno parziale, la cattiva impressione si estende a tutta l’attività dell’attore!
E se l’attore, o ipocrita nelle nostre considerazioni, agisce in un gruppo e la sua mancanza di lealtà viene svelata?
Ovviamente il gruppo deve essere coeso e omogeneo ai fini della rappresentazione collettiva e il singolo verrà allontanato nel retroscena e non sulla ribalta. L’importante è la consapevolezza. È importante sapere che nel tratto quotidiano della vita l’ipocrita è un camaleonte ma che stia in guardia nelle sue malefatte: l’occhio attento di chi sa analizzare il linguaggio del corpo, attraverso gesti, espressioni, e molti altri segnali, può svelare la sua menzogna!
L’ipocrisia sociale… chi è?
Ci sarebbe un altro livello di cui approfondire: hai mai osservato l’ipocrita sociale? Sai chi è? Rivolgiamoci al plurale camminando sulle uova, oggi come oggi. (NdR: testo tagliato e rivisitato nel 2023) “diritti, solidarietà, rispetto, accoglienza, emergenze…”. Quanto questi temi sono realmente sentiti, con obiettività, analisi o quanto fanno parte di una rappresentazione della realtà attraverso eufemismi con cui giustificare una grande ipocrisia sociale e sostituzioni di logiche valoriali?
L’argomento si diramerebbe in sfaccettature antipatiche tra polemica e politica. La società dovrebbe essere lo specchio autentico dei propri componenti mentre scopre i nuovi valori, e mantiene quelli autentici della tradizione, lo Stato dovrebbe rappresentare e considerare i cittadini parte integrante e attiva delle decisioni civili e sociali, non pezze da piedi su cui troppo spesso sono calpestati diritti e rispetto. Il senso di Nazione a cui ci è stato insegnato credere fin da bambini dell’asilo, sventolando una bandierina tricolore in mano alle note di un inno emozionante, dovrebbe stimolare il riscatto e lo smascheramento dell’ipocrisia sociale.
E per non annoiarti con eccessive filosofie sull’ipocrita, vado verso il termine di questa chiacchierata, ancora con le parole di Seneca, che mi continua a ispirare!
“Se vuoi sciogliere del tutto l’ambiguità delle parole, insegnaci che non è felice l’uomo definito tale dalla massa, e che dispone di molto denaro, ma quello che possiede ogni suo bene nell’intimo e si erge fiero e nobile calpestando ciò che desta l’ammirazione degli altri; che non trova nessuno con cui vorrebbe cambiarsi; che stima un uomo per quella sola parte per cui è uomo; che si avvale del magistero della natura, si uniforma alle sue leggi e vive secondo le sue regole; l’uomo al quale nessuna forza può strappare i propri beni, che volge il male in bene, sicuro nei giudizi, costante, intrepido; che una qualche forza può scuotere, nessuna può turbare; che la sorte, quando gli scaglia contro la sua arma più micidiale con la massima violenza, riesce a pungere, e raramente, ma non a ferire; le altre armi, con cui la fortuna prostra il genere umano, rimbalzano come la grandine, che battendo sui tetti senza causare danni agli inquilini, crepita e si scioglie. Ma perché mi trattieni su un tema che tu stesso definisci capzioso, e che è argomento di tanti libri? Ecco, per me tutta la vita è un inganno: mostrane le menzogne, riconducila alla verità, se hai acume. (Lucio Anneo Seneca- Lettera n. 45 da “Lettere a Lucilio”)
E allora, dopo tutto questa analisi, come facciamo a smascherare l’ipocrisia nella nostra vita quotidiana? Che ne dici di far parte delle persone autentiche? ecco qui 🙂 Libertà e coerenza, osservazione, partecipazione aiutano a rendere il mondo pulito da questa, tra le peggiori forme di inquinamento.
Puoi nascondere il tuo volto dietro ad un sorriso. Ma c’è una cosa che non puoi nascondere. È quando tu sei marcio dentro. (John Lennon)
Chiara Zoppellaro