Sto leggendo un libro bellissimo, inedito…”passaggi dell’anima”…ecco perché in questo periodo non vi ho scritto nulla…
È come andare in letargo in un inverno nemmeno troppo freddo, meditare sulle proprie storie, vicende, sulla voglia di raccontare o sulla voglia di tacere. Una persona ha bisogno di fermarsi e riconoscere la propria bilancia in cui umanamente pendono i piatti.
Conoscere le strade dell’evoluzione, della felicità, dell’autorealizzazione vuol dire essere passati e saper saltare ancora sul piatto che pende per altre emozioni: malinconia, solitudine, rabbia ma senza “nutrirle”.
Non è una vergogna, non è un tornare indietro, non è doverle “tacere per non far vedere”, non è far finta che non esistano perché “sono un essere positivo”. Si tratta di momenti di riflessione, il “dunque” del proprio discorso, la verifica dei propri livelli nel gioco della vita. Quando la strada l’hai compresa, quando sai da dove tutto ha inizio. Si sa dove andare poiché si sa da dove si viene. Si sa perdonare senza dimenticare. È uno “stop and go”. Verificare, osservare, tarare risorse e mete, rifare la famosa lista dei desideri, cercare di non essere né patetica, né irrazionale.
È come essere in una fiaba, immergersi in un lago ghiacciato: introspezione, raccoglimento ormai in grembo maturo, luogo profondo per riemergere guariti. Distendersi nella neve ghiacciata per sentirsi fermare. Come il Galanthus nivalis per Eva fuori dal Paradiso: simbolo di nuova forza e speranza. Il Bucaneve nella sua purezza e nel suo delicato profumo, come il miele. Silenzio. Rinnovarsi. Rinascere.
Si preparano i propri progetti, si aprono nuove visioni, ci si volge al mondo che viene.
È la natura che si predispone alla primavera. Essere con la primavera nell’anima.