Il potere della parola nella Comunicazione.
Le parole hanno un preciso peso e contano in maniera determinante nel percepire, vivere situazioni e circostanze, stati d’animo, condizionando le interazioni e le relazioni. Come per molte cose e fatti della vita, viene data per scontata questa competenza umana, erroneamente si pensa che le parole siano “solo” segni grafici e suoni organizzati per rappresentare e spiegare le cose, secondo codici condivisi, dando un significato… invece, hanno un profondo significato!
Il linguaggio è la dimensione che caratterizza l’essere umano ed è proprio questa che crea la realtà. Bisogna rispettare il potere della parola nella Comunicazione.
Nella parola e nella sua interpretazione si fonda la relazione comunicativa tra soggetti. E questo, realtà e relazione, è ciò che sfugge alla maggioranza.
Una maggioranza che spesso dà per scontati i concetti e significati della Comunicazione, che parla quotidianamente senza cognizione del valore della parola, forse che parla per occupare un posto, un ruolo, che parla spesso senza senso… Tremendo!
La parola è determinante e innesca azioni e reazioni.
La parola è tagliente o amorevole, è precisa o vaga, è accogliente, delicata o aggressiva, violenta… e che sia rivolta a descrivere una cosa, una persona, se stessi, uno stato d’animo, è determinante e innesca azioni e reazioni. Cosa vogliamo dire? La prima reazione è il nostro stesso cervello che la rimanda e trasmette attraverso la parola il senso e il significato dei pensieri.
Pensiamo a quante persone sono ancorate, per gran parte della vita, all’atteggiamento della vittima, struggendosi sulle situazioni che non possono cambiare, anziché essere protagoniste della propria esistenza, con la responsabilità totale del viverla. Oppure pensiamo alle persone sempre arrabbiate, con uno sguardo accigliato, cupo. Alle persone ansiose con un respiro affannato che spezza ogni due parole i loro discorsi. Questi “atteggiamenti” vengono avvalorati dalle parole usate per i propri discorsi, anche e molto spesso interiori, e rivolte agli Altri creando reazioni e sensazioni negative, di distanza, tristezza, fastidio, ulteriore rabbia. E ancora la parola può esprimere – involontariamente o intenzionalmente – offesa, indifferenza, manipolazione, violenza, in una escalation di azioni e reazioni appunto, che possono condurre a situazioni estreme.
Allenarsi alle parole positive.
È importante allenarsi alle parole positive, a parlare correttamente, con senso e giusto significato, con rispetto per gli altri, per noi stessi, per il mondo perché è attraverso le parole che ne diamo interpretazione. Le parole riportano la nostra esperienza.
Attraverso le parole razionalizziamo le nostre emozioni e sentimenti: se dobbiamo, perché parte dell’esperienza umana, esprimere rabbie, ansie, paure, disapprovazioni, perché dobbiamo caricarle di negatività e giudizio anziché alleviare la gravità di un certo stato d’animo e valutazione? Che effetto fa dire “male”, “sto male” piuttosto che “non mi sento molto bene”? Il nostro cervello cosa recepisce? Quante volte ci capita di dire “non ce la faccio” nel mentre stesso vorremmo dire “ce la faccio”… “mi sento solissimo” invece che ” sento un po’ di solitudine”… o diciamo “m@@da” invece che “uffa”! E se mandiamo qualcuno «a quel paese» con diverse parole? E se gli piazziamo una bella etichetta in fronte? Non sono etichette e critiche che sentiamo anche come nostre? Non le sentiamo come lame che ci trafiggono?
Ma perché ci creiamo questi ostacoli proprio con le nostre stesse mani? …Le mani? Come possiamo allenarci e prendere consapevolezza della comunicazione?
Oltre la parola: la comunicazione non verbale.
Anche il gesto va a marcare la parola fissando il pensiero, come bilancia dell’espressività del nostro corpo. Parola e corpo, entrambe sono manifestazione delle nostre emozioni, solo che talvolta queste ci fanno un brutto scherzo, e inciampiamo nell’atteggiamento negativo. Basta cambiare registro! Alleniamoci a essere consapevoli della comunicazione verbale e non verbale, come ci relazioniamo dunque. Osserviamo chi ci sta attorno: prima ancora di ascoltare le sue parole, noteremo che gli elementi che ci attraggono o ci fanno avere una cattiva opinione sono la sua fisicità, come è vestito, il suo portamento, il suo viso, lo sguardo, anche il suo odore! Poi viene la parola espressa tramite segnali come il tono di voce, il timbro, il ritmo del suo parlare e allora percepiamo i gesti, il portamento, la mimica del volto e, istintivamente, capiremo la pertinenza del suo discorso.
La riflessione per comprendere l’enigma della parola.
Allora, la parola può essere determinante dunque su noi stessi, per stare bene o stare male; può essere determinante anche sugli altri: può essere l’etichetta che esprime il pregiudizio e a volte “crocifigge” una persona oppure può aprire la relazione in una sensazione di gioia e reciproco riconoscimento, di empatia.
È nella riflessione la chiave di volta per risolvere l’enigma della parola stessa, per comprendere l’immediata espressione del suo significato o se usata per far comprendere un concetto nascosto tra le righe, per comprendere la percezione e la comprensione del mondo.
Quale potere vogliamo dare alle parole? Quali riflessioni sul mondo vogliamo esprimere? Quali nostri valori trasmettiamo con le parole? Quali condizionamenti riceviamo tramite le parole? Come le parole, il linguaggio, influenzano la nostra esistenza se non ne siamo consapevoli?
L’amore nelle parole.
A come amare… azione, autenticità. Che parole vogliamo usare?
Proviamo a pensare a quale forza vitale e creativa hanno le parole, a quali misteri possono racchiudere, a quante soluzioni possono dare, a quanta empatia possono aprire, a quanta bellezza possono descrivere, a quanto amore possono donare!
Parole ed enigma, come quelle di una storia d’amore etrusca che continua a vivere, più forte del tempo, su una ciotola di bucchero accanto a un’anfora funeraria, di ben venticinque secoli fa.
«Mi Thanecvilus helvnas»
«io (sono) di Tanaquilla (sposa) di un Helvna» – Museo di Sorano (GR): il probabile dono della donna per il suo guerriero defunto esprime con antichissima dolcezza, in una lingua ancora avvolta da mistero, un legame eterno e rispettoso. Il significato della parola “amore”.
Autore: Chiara Zoppellaro