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“…L’unica persona che abbia mai invidiato.”

Agosto 24, 2015

Riprendo dalle parole che terminano un articolo che ho scritto in altro blog, in cui do solitamente vivacità alla mia passione per i motori. Mi riferisco al nuovo film “Rush”, emozionante in particolare per chi prova l’esperienza delle gare, della competizione, dell’adrenalina. Sono le parole di Niki Lauda in memoria di James Hunt suo rivale e suo spunto nella sfida che li ha accomunati tra il ’76 e ’79…i loro anni di fuoco, nel vero senso del termine e del dramma per Lauda. http://roadraceraid.wordpress.com/2013/09/24/ho-visto-rush/

Ma cosa vi debbo raccontare con questo riferimento? Il film visto, le parole e soprattutto il sentimento che ha mosso il pilota di Formula1, hanno come fulcro il riconoscimento dell’invidia. Guarda caso, il tema si aggancia giusto a delle mie riflessioni fatte un paio di giorni prima, ascoltando una conferenza durante una importante manifestazione culturale a Pordenone, appunto “Pordenone Legge”. Non avevo tanto l’intenzione di andare ad una conferenza, di una autrice che negli anni di piombo era stata fervida attivista politica ma, accompagnando un’amica, ho considerato che potessi trarne qualche idea interessante. Infatti. E’ una scrittrice di sentimenti ed allora l’avrei ascoltata volentieri. E’ Lidia Ravera. Il tema è l’invidia.

Ma perchè parlare di questo sentimento di cui ci si vergogna ammetterne la sensazione?
Da cosa nasce questo vizio capitale? E’ decisamente da considerare vizio sociale, su cui ruotano molte relazioni, dove il confronto diventa ossessione. Parlarne fa bene per sollevare il peso negativo che porta con se. Ammettere l’invidia perdona dall’averla provata. Bisogna estrapolarla per disfarsene. Certo che è veramente difficile trattarla senza cadere nei meandri di discorsoni intorcolati o scientifici! Lascio alle aule le spiegazioni tecniche e ai tanti aforismi e proverbi su di essa, la sapienza popolare.

L’invidia stimola la competizione, muove le generazioni, i rapporti tra genitori e figli, muove lo sport, la bellezza, i movimenti politici e le lotte di classe. Ben se fosse limitata dall’ammirazione, dall’ambizione, dal render merito, dalla solidarietà, dall’amore e dal tempo…sarebbe sana invidia, eterea, non radicata, sarebbe una molla evolutiva! Invece troppo spesso è perniciosa, traghetta l’odio, l’intolleranza, l’incapacità di amare, il “voler essere” a discapito, più o come gli altri. L’invidia provoca dolore, angoscia, astio, risentimento, gelosia. E’ subdola, si nasconde in diversi caratteri e produce vittime, fa mangiare le unghie ed assotiglia la bocca, crea discordia, dubbio, equivoco. Per togliersela di dosso serve comprendere che si tratta di quel “narciso ferito” che guarda se stesso allo specchio d’acqua e vede che l’altro è migliore e di cui si innamora. Il riflesso della sua poca autostima. Semplicemente perchè non c’è accettazione di se stessi, della propria voce interiore che fa convivere serenamente con il mondo. E noi sappiamo cos’è l’autostima! Qui ce lo hanno insegnato: l’abbiamo riscoperta, nutrita. Accettazione, consapevolezza, maturità, sono le chiavi per non far bruciare i nostri sentimenti e sprecare la vita.

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